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domenica 6 febbraio 2011

Vivificare la nostra tradizione

Da quando ho cominciato a capire il collegamento tra le feste religiose cattoliche e i momenti dell'anno, tra i riti e le conoscenze spirituali che li hanno ispirati ho cominciato a fare pace con la tradizione in cui sono cresciuto. Altra cosa è aderire alla visione delle gerarchie ecclesiastiche o alimentare un sistema di potere religioso che non è più adatto alla mia consapevolezza. Ma, dopo anni di allontanamento, sto cominciando a riprendermi la saggezza e le perle sepolte nel cattolicesimo. Come spiegava brillantemente De Mello la Chiesa ha fatto della spinta all'evoluzione spirituale umana verso il conseguimento dell'individualità e della perfetta realizzazione dell'Uomo-Dio portata dal Cristo una serie di dogmi e di riti, monopolio da un ristretto gruppo di impiegati specializzati.

Per prima cosa mi sono ripreso il Vangelo. Ne ho riscoperto, grazie ad altri liberi ricercatori, il messaggio interiore. Ho accettato la peculiarità di ogni vangelo come un sentiero diverso che sale verso la cima della montagna da versanti differenti (l'immagine è di Rudolf Steiner). L'incontro più forte l'ho avuto con i padri e i dottori della Chiesa che, invece di fare la morale o raccontare una trita storiella, penetravano negli innumerevoli livelli di significato di questi testi sacri, dove ogni dettaglio può far riferimento ad una conoscenza spirituale. I Vangeli non sono gli unici testi sacri: ho avuto una profonda commozione leggendo la Bhagavad Gita induista ad esempio. Ma sono quelli che la tradizione in cui sono nato, almeno questa volta, mi ha offerto. Ora si tratta di togliere la patina del moralismo e goderne il potente aiuto nella mia evoluzione.

Leggiamo il formidabile inizio del vangelo di Giovanni, ottimo mantra per qualsiasi meditazione:

1:1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

Tommaso d'Acquino commenta: “Chi vuol far una cosa, deve prima concepirla nel suo pensiero, come il progetto nella mente dell'artigiano è il modello dell'arca da costruire. Così pure Dio non compie nulla se non mediante il concetto del suo pensiero, che è appunto la Sapeinza, ossia il Verbo di Dio, Figlio di Dio. Quindi è impossibile che compia qualcosa senza la mediazione del Figlio”.

Quindi Cristo è il Pensiero vivente, capace di creare tutto ciò che pensa. E la missione di sviluppare questo potere nella luce, nell'armonia e nella verità è stato dato agli uomini, che però lo hanno dimenticato in balia al loro egoismo (le tenebre). Il nostro pensiero crea la realtà, visibile e invisibile. Se cambio il mio modo di pensare cambio anche la mia percezione della realtà e quindi la realtà stessa.

4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;

Giovanni Scoto Eriugena: Come mai l'evangelista ha precisato: luce degli uomini, mentre il Verbo è la luce degli Angeli, dell'universo formato, luce di tutti gli esseri visibili e invisibili? Perchè è nell'uomo che Egli si è manifestato, per il progresso degli uomini, ma anche degli Angeli e di ogni creatura capace di partecipare alla conoscenza divina. Il Verbo si è fatto conoscere agli uomini e agli Angeli assumendo la vera natura umana, nella sua integrità e nella sua sostanza.

Gesù Cristo è venuto a incarnare il percorso che ogni uomo è chiamato a compiere, non è un caso unico ma il primo Figlio di Dio, venuto a risvegliare i suoi fratelli alla loro essenza di creatori di mondi.

5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.

Mastro Eckhart: In senso morale la luce splende nelle tenebre perchè la virtù risplende nelle avversità e nelle circostanze contrarie, in modo che scopriamo la pazienza e l'amor di Dio che abitano in noi.

6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.

Alberto Magno: il nostro intelletto è lontano dalla luce spirituale come l'occhio di pipistrello dalla luce del giorno, per questo abbiamo bisogno di essere condotti per mano da una luce proporzionata alle nostre capacità, e questo è il compito dell'impulso interiore rappresentato da Giovanni, il precursore. Infatti, mentre la luce fisica si manifesta per propria natura, e perciò non ha bisogno di chi la testimoni, la luce spirituale invece non si manifesta che volontariamente a chi abbia devozione (cioè che faccia il lavoro di preparazione che è simboleggiato da Giovanni il Battista, colui che purifica con l'acqua, cioè calma le passioni e porta equilibrio).

Spero di avervi dato qualche saggio di cosa possa offrire la lettura e la comprensione sempre più profonda dei vangeli. Sono a disposizione per ogni domanda. Vi consiglio caldamente di provare a leggere i Vangeli (non la Bibbia, che è tutt'altra cosa), aprendo a caso dopo aver fatto una richiesta di aiuto. Sono certo che sarete sorpresi di ciò che leggerete. Chiedete (desiderate e pregate) e vi sarà dato (e creerete ciò che desiderate) , bussate (=cercate di capire) e vi sarà aperto.